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La guerra dei sette anni in Nord America[]

Per il Nord America la guerra dei sette anni (1756-63) non fu che l’ultimo atto di una serie di conflitti che avevano già coinvolto le colonie inglesi e francesi durante la guerra di successione spagnola (1702-13) e austriaca (1744-48). Nel nuovo mondo le ostilità ebbero luogo già dal 1752, e ancor più intensamente dal 1754: i provinciali americani definirono il conflitto “guerra franco-indiana”, mentre per i franco-canadesi esso fu la “guerra della conquista”. La strategia della corona francese si basava su un chiaro presupposto: le privince americane, così vaste, popolose e divise, non potevano essere conquistate; al contrario le truppe britanniche, con l’aiuto dei provinciali americani, avevano la possibilità di conquistare il Canada facendo cadere i suoi tre centri principali: Louisbourg, Québec e Montréal. Bisognava pertanto evitare o ritardare il più possibile tale eventualità, in attesa di un esito favorevole della guerra in Europa. La prima fase della guerra (1752-56) vide la caduta dei posti francesi di Fort Beauséjour e Fort Gaspereau, il fallimento della spedizione inglese di Braddock contro Fort Duquesne, la sconfitta francese a Fort Edward e la deportazione in massa degli acadiani dalla Nuova Scozia. La seconda fase (1756-58) vide la vittoriosa offensiva franco-canadese, improntata alla visione strategica del governatore del Canada, Pierre de Rigaud de Vaudreuil, che nel 1755 aveva sostituito il marchese Duquesne. La strategia di Vaudreuil intendeva mantenere il più a lungo possibile i forti francesi nella zona del Lago Champlain, dei Grandi Laghi e dell’Ohio. Partendo da quei forti e sfruttando soprattutto le vie d’acqua, colpire con incursioni rapide ma incessanti di volta in volta un forte, un villaggio, un convoglio, un accampamento, in modo da terrorizzare i provinciali americani e mettere gli inglesi nell’impossibilità di organizzare le loro forze. A tale scopo andavano impiegate le truppe regolari della colonia e le nazioni indiane alleate, mentre le truppe regolari francesi avrebbero dovuto difendere i punti nevralgici della colonia e condurre le operazioni di più ampio respiro che richiedessero mezzi e tecniche di guerra “europei”. Agendo in tal modo i francesi distrussero Fort Bull, Oswego e Fort William Henry, evitando la riconquista di quest’ultimo; partendo da Fort Niagara e Fort Duquesne, canadesi e indiani tormentarono i confini di Virginia, Pennsylvania, Maryland, New York. Sorsero tuttavia contrasti tra le truppe coloniali e le truppe regolari francesi, tanto da sciupare una vittoria pressochè certa a Fort Edward. Vaudreuil chiese l’allontanamento del comandante delle truppe regolari francesi, Johann Herman Dieskau, senza la sua sostituzione. Tuttavia la corona non acconsentì e nel 1756 sostituì Dieskau con il riluttante marchese Louis-Joseph de Montcalm. La terza fase (1758-60) vide la disfatta delle forze franco-canadesi, con la conquista di Louisbourg in Acadia e l’ingresso nel territorio canadese fino alla caduta di Québec e Montréal. Montcalm aveva abbandonato i metodi di guerriglia condotta dalle forze coloniali e indiane per passare a metodi di guerra europea, ripiegando sul centro della colonia per dare lì battaglia in campo aperto. Dopo tre anni combattuti “à la Canadienne” e favorevoli ai francesi, quando i due eserciti si affrontarono sul piano della guerra regolare la Gran Bretagna prevalse grazie alla superiore capacità dei comandi militari britannici, e grazie alla crisi fiscale dell’impero francese, che costrinse la corona a sospendere nel 1759 i pagamenti delle “note di cambio” in circolazione.

... e se ...[]

Se Luigi XV avesse dato retta a Vaudreuil piuttosto che a Montcalm, il Canada francese avrebbe potuto difendersi fino alla fine delle ostilità e giungere al tavolo delle trattative ancora sotto controllo francese. Nel 1756 Luigi XV destituisce Dieskau e lo sostituisce con un ufficiale coloniale segnalato da Vaudreuil. Negli anni successivi, Vaudreuil continua nella sua strategia di guerriglia diretta contro gli insediamenti inglesi. Di fronte al rinnovato vigore dell’avanzata britannica gli ufficiali canadesi devono ridimensionare la portata delle loro azioni; tuttavia, date le particolarità ambientali del Nord America, che rallentano i movimenti degli eserciti e restringono nell’arco di pochi mesi le decisive campagne estive, essi continuano a disturbare tale avanzata, impedendo agli avversari di dare il meglio di sè sul piano dell’organizzazione e dell’efficienza e continuando a ricevere l’appoggio degli indiani. I tempi delle operazioni britanniche si allungano notevolmente e Londra è costretta ad aumentare il suo già imponente sforzo in Nord America, causando malumori presso il Parlamento. Alla fine inglesi e francesi convengono anticipatamente al tavolo di pace, quando il Canada è ancora saldamente nelle mani dei francesi.

Fonti[]

  • Luca Codignola, Luigi Bruti Liberati, Storia del Canada, Bompiani Milano 1999,
cap 6.7 La Guerra dei Sette Anni in Nord America, p. 228-232
cap 6.8 La difesa della Nuova Francia: canadesi e francesi, p. 232-236
cap 6.9 La conquista del Canada non era inevitabile, p. 236-240
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